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Guizzarono in volo i pesci con le ali;
le rane pescatrici illuminarono come fanali
attorno a sé, cullate nella totale oscurità.
Scamparono al peschereccio i merluzzi,
misero il capo nella sabbia come struzzi
e in un amoroso rituale rinnovaron la fedeltà.
Ma tutt'a un tratto il cielo s'era incupito:
le nubi sostavano come su foglio sgualcito
e le pervase tutte un grigiore immenso.
Di numerosi gradi s'abbassò la temperatura
e un gelo invase il blu più che una frescura,
tale da raffreddare il gigante più melenso.
Cadeva sull'oceano coltre di soffice neve,
mentre l'universo rideva d'un sorriso greve
assopendo gli astri in un girotondo lezioso.
Caramelle splendenti sembravano le stelle,
gustose da assaggiare sulla fumosa pelle,
immerse in un nerume avvolgente e ozioso.
Ristagnavano nelle anemoni i pesci pagliaccio,
spaventati dopo aver visto banchi di ghiaccio,
dai denti forti dei barracuda tagliati e sezionati.
Un banco di acciughe si formò sulla barriera;
prese velocemente l'aspetto di una scogliera
per confondere un gruppo di squali affamati.
Ma intanto il freddo invernale l'acqua bucava,
e intirizziva ogni goccia dentro cui penetrava,
tanto che gli animali marini iniziarono a tremare.
Anche ad essi pareva evento alquanto raro,
che nevicasse in un luogo di freddo così avaro...
ma nulla potevan risolvere se non improvvisare.
L'oceano scorreva sotto il soffio del vento;
le onde disegnavan paracolpi a lor piacimento
e le stenelle maculate ne traevano una tal ilarità!
Una megattera diffuse il suo canto a distanza:
il richiamo fu ammortizzato dalla neve ad oltranza,
ma quel suono viaggiò tra i flutti per l'eternità.
E anche gli uomini furon coinvolti dalla nevicata:
un battello di pescatori con fortuna limitata,
che videro lo spettacolo con occhi insistenti.
Rientrati alla baia con le reti purtroppo vuote,
ebbero il ricordo della natura che il mare scuote
e se ne facevan parte non si potevan dir perdenti. | |
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