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Un'ombra un dì sorgeva vagabonda
tra i faggi di una foresta di spine,
e verso la montagna erse, e salìa,
e più volte scomparve, apparve... pria
tra gli spini, poi pe' freddi torrenti,
come uno spettro da un sepolcro inquieto,
o il famelico grido di una lupa
che a caccia muove nella Notte cupa.
Era inumana e tetra e in manto avvolta,
esile forse, magra più di un osso,
Furia tacente che gridava alla Luna
mute bestemmie di Morte e päura,
Ecate bruta di Vita spettrale;
e la civetta schiudeva le sue ale
e il cielo minacciava la Tempesta.
Questa è la fola che oggi mi racconta
il crepuscolo lungo questo vespro,
e questi denti titanici e nivei
delle Alpi intorno, e queste arrossite aure
che pingono co' il sangue delle rose
le estive nubi, all'infinito, e sempre,
seguendo il cerchio d'un mondo di ventre
ovunque incinto di Vita e di Morte,
sì che ogni Èsser già spento nasce. Oh Sorte!
Oh feto fraudolento e mentitore!
Così alzo gli occhi al cielo, e cerco il cuore
di questa madre che indarno alimenta
la mia infanzia... la mia gioventù, il senso,
la vecchiaiä, le vene destinate
a nascere bambine in una bara
con il solletico osceno de' i vermi.
E poi si aggiunge quest'oro del Sole
che va a dormire oltre le nubi- viole,
donde qua e là rimangono frammenti
quasi d'Icone ghiacciate di Russia...
e questa tinta mi infonde tristezza,
come una pena di scoprìr che fia,
dove vada e trascorre, se dimani
tornerà, se mai sarò sveglio o vivo
per rivederla. Oh fatale Mistero!
Ma, cuor, non scorgi laggiù nella selva
l'ombra di cui hai sentito nel racconto?...
Non è che una fanciulla che raccoglie
gli ultimi mazzolini di fior svegli,
che delicatamente allaccia al collo
i nastri del cappello, e mi sorride.
Ma, cuor, non scorgi laggiù nella selva
l'ombra di cui hai sentito nel racconto?...
Non è che un Sogno che ti inganna e trema,
la pröiettata sete di un disio
di insano Amore, frattanto che i nuvoli
precipitano oltre quest'orizzonte
nell'aër rilasciando scie di dardi
da lì schioccati infuocati di Fato.
Ma, cuor, non scorgi laggiù nella selva
l'ombra di cui hai sentito nel racconto?...
Inquietudine immensa del Vivente,
Incubo che avvelena ore notturne...
guarda! Non giace nulla nel boschetto,
se non il grillo che canta tra le erbe.
S'allontana! E la Notte seppellisce
con essa ogni altra ombra fuggente e folle.
Follia e sapienza, tenebra e chiarezza,
Vero e menzogna, Inferno e Dio confòndensi
tra loro, i Sogni con la Rëaltà,
le Madonnine delle pievi a' i ghigni
osceni degli amanti che si mòrmorano
nascostamente quasi per nascondersi
alla voce di Dio che ansioso 'l cerca.
Allora universalmente ora diluviano
le onde furiose della Notte fonda,
e nel buio mare il cielo - tutto - affonda,
inchiodandomi brividi di fiotti
per l'ossa della schiena, e senza motti
comprensibili, or sorgono chimere
che danzano la ridda d'un gran Sàbbath.
Si accendono le lanterne, e un deserto
per le vie regna confuso al Silenzio.
Un altro giorno è passato e non torna.
Ho päura della Notte, e son solo
ad affrontare le aride menzogne
de' i Sogni miei.
Ombra! Ti rivedrò? |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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