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A piedi nudi
sull'aspra roccia,
tentenna il passo
percependo il principio del dissesto.
Muta repentino
quel che prima pareva stabile.
Friabili lastre
di dura selce cedono.
Inutilmente cercare appiglio,
in quello scroscio inesorabile.
Slitta la terra
e con essa i pensieri,
gli uni sugli altri
come una frana inarrestabile.
Abbandonarsi,
non dimenarsi più,
poiché
ogni ulteriore lotta è vana.
In un gorgo,
in sospensione
lasciarsi cadere.
Osservare,
accettare,
lasciar andare.
Va la pietra in frantumi,
cambia per sempre il paesaggio.
Dopo tutta quella polvere
scorgere, nascosto, un fiore:
meraviglia, quasi fosse un miraggio.
Capire che la frana
è solo un passaggio. |
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«Durante l'osservazione del mondo esterno, spesso si creano dei paralleli col mondo interno. I fenomeni del mondo esterno, diventano linguaggio, metafora, per spiegare quello interiore.
Così, pressoché sempre, è il mio sentire: un continuo parallelo su diversi piani di significato.» |
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