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Dal sèn di oscuri spini un Trovatore
languidamente si contorce e canta.
Non disìä che 'l scopra in tenebrore
quella Luna che in su' un veròn è affranta.
Questa sbadiglia, e già sente il sopore
della Notte che di ombre ora si ammanta.
Ma o l'arpa o il liuto tempra il suo cantore
quando il silenzio eterna quiete incanta.
Così l'errante cavalièr il cuore
perdutamente esprime, e ombra gli è affranta;
e dice a quel sembiante sognatore
di crèder... di seguìr i Sogni. Stanca
dal verone l'ascolta un po' in tremore
la timida fanciulla insonne e bianca.
I gomiti ella appoggia a' il marmo, e l'ore
notturne scorre... un Sogno che non manca.
Non temere, madonna, quando piangi
perché cogliere vuoi lontane rose,
e andàr verso l'Ignoto, anche oltre il Sole.
Non disperàr se le tue speni infrangi
negli Abissi delle onde fragorose,
e se nel seno il cuor non ride, e duole...
se non credi a' tuoi sguardi, e tremi, e t'angi,
e maledici nubi tempestose
dove - pàr! - la Vita più non ti vuole.
Ma io so che al canto mio il tuo volto cangi,
e prigioniera in pietre cavernose
sai apprezzàr quello che hai, le poche viole.
Anima, ah sì! Le spole
sono queste del Cielo e del Destino.
Accetta i Sogni! oh cuor, sii men meschino.
Così cantò in un spino
un giorno un Trovatore alla più bella
Sognatrice. Sparì... In groppa alla sella! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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