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«Ho letto, come sempre, tutti i commenti e i messaggi ricevuti, e quello che mi ha maggiormente solleticato è stato il commento (come al solito profondo e garbato) di Carla Vercelli, in particolare per quanto riguarda la domanda (sottilmente ironica) che implicitamente la poetessa si pone: "Ma esiste un dio della poesia pesarese? " Come per ogni dialetto, io penso che sia magari un dio povero, schivo, provinciale, talvolta burbero e talaltra pettegolo, ma che esista. Forse quel modesto dio ha influenzato, nel passato, pur rivolgendoglisi in italiano, addirittura Giacomo Leopardi, i cui genitori avevano entrambi forti ascendenze pesaresi e che da bambino si recò un paio di volte a Pesaro, per visitare i suoi parenti. Il poeta dialettale più conosciuto è forse Odoardo Giansanti (cieco come Omero), detto "Pasqualon", morto negli anni Trenta e presente in "Wikipedia" ("Signori gentilissimi, / sti giorne a jò impared / che i versi miei vernacoli / i è poch desidered / perché si stenta a leggere / ste mi dialett bsares. / Non tutti lo capiscono / parché l'è mezz frances") . Per fare un altro nome, riporto alcuni versi di "Pesre" di Arduino Scola, del quale mi procurai quattro libri di poesie nel 1985: "Bagneda dal mèr te viv spensiereda, / tél cors di temp t'ha fatt la tu streda. / Silenziosa e modesta, t'sì cresciuda pièn pièn, / t'sì l'onor di bsares, e tutti i t'vò ben. "» |
Inserita il 10/08/2017 |
Gli dei che quella lingua transalpina
presiedono non più fatto l’onore
m’hanno di visitarmi la mattina,
oppur la sera: non mi danno amore.
Si sono allontanate quelle dee
della poesia spagnola e portoghese:
non concedono spunti, delle idee,
non hanno verso me braccia protese.
E le divinità, poi, dialettali,
le pesaresi e le napoletane,
parole non rivolgono cordiali,
e m’appaiono sempre più lontane.
A visitar, però, mi viene ancora
(io fino a quando certo non lo so)
il dio italiano, quello che anche ora
m’invia i modesti versi che vi do. |
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«Da tanto, troppo tempo non riesco più a scrivere poesie in francese, portoghese o spagnolo, e neppure nei due dialetti italiani che conosco. Per fortuna, la musa italica ancora non mi abbandona!» |
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