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”Annego in questa libidine soffusa d'Immenso
Calde stanze addobate di viziose candele e dorati orpelli, invase di gentili commensali
non fanno per me, Io vivo solo! Più qualche altro solitario compagno.”
E' così m'avviai
-ancora inconsapevole e sanguinosamente sofferente-
verso questi giardini di Bellezze
così incomprensibili ed Ignote
ma tanto luminose, a vedersi.
Le posso osservare, tuttavia, pochi attimi al giorno
Di sfuggita, serbo per me i vacui desideri
verso quei corpi di vigore bestiale e candida potenza
li catturo nelle gabbie della mia fantasia, come tante nere farfalle
che conservano-in segreto, per pochi eletti-lo spruzzo del loro invitante veleno.
Tra quelle Bellezze proibite ho trovato Lui
è così che l'ho imprigionato fra le mie idee
eppur così flebili ed inconsistenti
Dimore dell'illusorio e dell'irraggiungibile
fonti del mio macabro zelo, del mio sdegno!
Restai immediatamente ammutolito da tanta libidine
Da solo, cominciai a spargere laghi di lacrime con cui annegarmi
Mai tanta desolazione conobbe il mio cuore.
L'immagine del mio spettro che rimandava il mio specchio
divenne la mia unica confidente
si prendeva in bocca le mie grida ed i miei sputi
ma mai nulla di nuovo, sapeva dirmi
e contai desolazione a montagne.
Neanche il pallore della luna sapeva consolarmi!
Con orrido umorismo si faceva più lontana
schiacciandomi con la sua tracotanza.
Mi rivolsi al sole; fui bruciato dai suoi rossi raggi come battaglie.
Non mi restò che rassegnarmi e liberare il Desiderio
renderlo libero verso lidi più remoti
in cui riposarsi-cara stella! - col sorriso sulle labbra scarlatte.
Da lontano l'ho salutato, il mio Bene
che ritorni domani
donandomi amore e la pace
e, questa volta, con le mie Benedizioni più liete. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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