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| Limpido è il mare e lambisce
l'acqua il barcone e ferisce
la pelle stremata il sole.
E allor si capisce
che l'acqua è la stessa ed identico il sole.
E identico è il mare ma questo
non serve spiegarlo a parole.
Partiva il barcone rubesto
ma lucido al fato funesto
diretto e lambiva il mare.
Doveva esser questo
un viaggio che includesse la natìa terra lasciare.
Ma il cielo d'Europa è lo stesso
e identico t'appare il mare.
Non serve spiegarlo, è il tuo mare
e il nostro, e già fu "mare nostrum".
Non serve che ti stia a stupire:
Carthago era di fronte al Latium.
Non servon scusanti al venire
tuo da noi tuoi concittadini.
Siam di continenti vicini
e fratelli di mare.
Conosci, profugo il mare
e come puoi esser fuggito
se per la tua patria lasciare
sullo stesso mar sei finito?
Conosci, abitante, le prode
cittadino mediterraneo
del mare che in Europa gode
di fama né in Africa è estraneo.
Conosci quell'acqua celeste
che pur lambisce la tua terra.
E estranee non ti sono queste
ma da te c'è la guerra.
Il mare è per tutti celeste
ma alcuni han la guerra.
Partiva il tuo barcone e già lasciava Leptis Magna
ma già presso Agrigento uguali templi il mare bagna.
E tu fuggi e alle spalle non hai sabbia del deserto
ma una costa africana mite e soleggiata cui di certo
la Grecia oppur la Spagna
non son tanto lontane.
Naviga, profugo
ché anche tuo è il mare.
Limpido è il mare e lambisce
noi tutti di una stessa terra
baciata dal mare e svanisce
ogni confine
e allora
che ogni confine si sciolga.
Ma alcuni han la guerra.
È tempo
che la casa comune li accolga. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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