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Aprile invertì la rotta dei pensieri
cancellò le magagne al tempo
alleggerì le vesti all'anima
Le prime parole furono bozze di anomali
disegni su sepolture di sogni
Tu... smarrito tra i filari
costante nelle attese pensate senza tempo
che mutano graziate solo da un miracolo...
Piovvero perle nel grembo quando incontrai i tuoi occhi
poi fiorirono promesse di un silenzioso autunno
che ci invase di pampini e d’uva
Un atavico pianto irrorò la rima delle palpebre
fu catarsi d'ogni parola nello sguardo disciolto
Finì il letargo – troppo lungo –
di ombre e di abortite speranze
finirono i voli brevi in una fuga di note
Poi furono i silenzi - a suggello delle tiepide sere -
ad interrogarci sui capricci del destino...
uniti da una risposta muta già
il primo istante in una sera tarda
Sulla fretta degli impulsi l'amore tatuò effigi
Siamo nati ad aprile in un linguaggio quasi primitivo
Sprofondati nel mistero di simboli - solo a noi noti -
ci siamo feriti ed abbiamo dissolto tempeste
tra promesse e speranze abbiamo innestato
il nostro diverso sentire
perché fosse perpetuo l’amore e il soffrire
Era aprile. Il vento sottile della sera ci diede il mare
e spiegò le vele. Noi fummo il resto |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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