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C'è sempre il solito fruscio del fiume
vicino alla panchina, sotto l'ombra del lampione
dove ti vieni a seder con me da mille sere
o forse, da un milione.
Ed ogni volta mi domandi se son stanco
e se ho voglia di parlare perché ti senti solo
ed io che ogni volta ti rispondo che rimango
perché so che comunque resta in buone mani il cielo.
Ma vedi il problema non è che io sia stanco o non lo sia
il problema è da dove nasce quest'eterna nostalgia
distratta o forse solo immaginaria, come fosse fatta d'aria
come fosse lo stesso tuo bisogno ormai di compagnia.
Ti toglierò quest'immaginaria tua paura d'esser solo
ma tu toglimi questa millenaria mia paura d'esser uomo
ti incontro ormai da sempre solo qui
ma tu sei sempre ovunque sono.
Non so spiegar perché si nasce e poi ci si allontana
nel camminar si tessono e si disfan mille reti
gli uomini, lo sai, son tutti naviganti
nel buio immenso e silenzioso tra i pianeti.
Ma vedi, pur se ognuno ha la sua nave e prende l'onde
ma vedi, pur se ognuno si dimentica il timone
vien sempre il giorno che dal mar risale il fiume
per trovar la sua panchina sotto l'ombra del lampione.
Quindi, sai, davvero non importa ch'io sia stanco o non lo sia
importa che quando prendo il mare nasce poi la nostalgia
si perde l'alma mia come uno straccio se non torna nel tuo abbraccio
perché si muore, sai, senza questa compagnia.
Toglimi quest'immaginaria mia paura d'esser solo
toglimi questa millenaria mia paura d'esser uomo
lo so che tu non sei soltanto qui
ma tu sei sempre ovunque sono.
Tu sei sempre
ovunque sono. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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