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| Sembra che sia sale
asperso sull'arenile
o neve che imbianca la terra.
Quel bambino ha lo sguardo sorpreso,
nel tempo amaro dove rincorre
sembianze d'adulto,
sembra triste, anche se il vecchio Nathan,
con mani rugose gli offre
il grano del sogno.
Ho guardato il grande giardino,
dagli echi nostalgici, di voci, canzoni,
grida soffocate in gola,
nei soliloqui senza parole,
che si perdevano nell'aria rarefatta
delle stagioni senza nome.
Ho rubato i melograni più belli,
sottratti dal grembo della dolce Marhet
incinta,
le mani abbandonate sul seno,
a proteggere la creatura che in lei
sta vivendo,
dorme, non si accorge dei miei gesti
che furtivi la sorprendono.
Tu mi conosci vero?
Come te sono pescatore,
ho attraversato i mari della solitudine,
affrontato tempeste,
sofferto l'esodo senza domani.
Il mio nome è Zenaj!
Forse ricordavi un altro,
la mia donna, i miei figli senza padre,,
forse incontrato nel mio trasmigrare verso l'ignoto.
Sento un tempo strano che fluisce
e riveste di lapislazzuli l'atomo del nulla,
Il rumore sordo della pioggia
che scorre nei pluviali,
colorando la terra di cristallo.
E i vestiti sdruciti?
Dispersi per terra,
nella stanza delle illusioni,
dove rammendo reti,
lucido l'antico sestante bronzeo,
che Thorens mi porge,
nell'attesa che la sera sopraggiunga
e io possa intraprendere la mia rincorsa,
verso una nuova luce.
Finalmente! |
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Eolo |
12/01/2017 21:30 | 1644 |
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