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Folgora, dal bel Sir, gli altri, graziosa
da Lui, "saettante" lei, indi, su noi;
Egli ha le qualità che, in lei, Ei, ognor posa.
Ravviva, il Sire, i bei brillanti Suoi,
mediante il raggio, mite, di speranza;
Dante mi disse: "Tale via adir puoi!"
Mentre, a tal strada, poeta divo avanza,
ella, tramite a ciò, prostra sé stessa;
diviene serva a lui, in china istanza;
capisce che, il Re, Sua bellezza ha messa
in 'donna riverente a Lui gentile;
sapeva essere ancella a pietà, essa.
S'inginocchiò, dianzi al poeta, in stile
novo e assai dolce, qual madonna, allora;
egli, indi, uscì, da questo mondo vile;
ascese, il nunzio, da la terra, fora,
in forza d' ella docile malìa;
ella era dietro lui, modesta suora;
manto assai ampio, onesto, 'volge ea, in via. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ove lo stile è dolce, e sempre novo, madonna, ancella umile di Dio, Ne riporta le glorie. San Giuseppe tornò al Paradiso di Iddio Sommo, mediante la grazia che ella, umilissima, da Dio Stesso trasmetteva. Le sante in Cielo sono ineffabilmente modeste, sottomesse alla Pace dell'Altissimo. Così, il santo, trasfigurò di beatitudine, immerso nella Bontà del Sommo. La relazione, in Dio, fra il santo e la santa è al di sopra di qualsiasi immaginazione solo umana: è Requie, è purezza, è Virtù allo stato eccelso, sconosciuta qua in terra.» |
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