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Più di una volta mi ritorni in mente
tu, antica capitale di Contea,
adagiata in pianura equidistante
dalle colline e da quel mare che,
volendo, nella Francia ci conduce,
in quella Francia da cui voi, Normanni,
discendeste un migliaio di anni fa,
per portare nel Sud la nuova linfa,
destinata a correggere, a emendare
i difetti di stirpe che una volta
s’era data da far per conquistare
quasi l’intero mondo conosciuto,
ma che poi indebolita s’era alquanto,
com’è nella natura delle cose.
Aversa, da bambino m’incutevi
un poco di timore per il tuo
manicomio nel quale, si diceva,
andava ogni tanto a soggiornare
quel vicino di casa cui la guerra
aveva danneggiato un po’ la mente.
In tavola giungesti poi, con bianche
morbide mozzarelle che le bufale
ancora sane ben ci regalavano,
contente della loro vocazione.
E da giovane, dopo, con l’asprino
aggiungesti sapore unico e nuovo
al vino bianco, tramite il vitigno
tipico solo delle terre tue.
Ma sei molto di più, e chi s’addentra
nel dedalo dei vichi circolari
delle atmosfere ancora medievali
può respirare, nobili ed anguste,
riscattate dal corso, dove spira
aria più aperta e un poco profumata
dalle graziose tue pasticcerie.
L’arco di Porta Napoli c’invita
a penetrare dentro i tuoi segreti,
a scoprire i capricci della storia,
che ha reso solamente cittadine
luoghi che degli eventi un po’ diversi
avrebbero mutato in capoluoghi
almeno, con le frotte dei turisti.
Ora sei circondata, degna Aversa,
dagli antichi casali, che mutato
hanno vecchia funzione di servirti
in un’indipendenza assai ribelle,
contraria a tante norme, a molte leggi.
Ma combatti ugualmente, come un cuore
un po’ malato che non si rassegna
alle membra che male gli obbediscono,
che si riposa suo malgrado e sogna
il ritorno a splendore del passato. |
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«Aversa, a 15 km. a nord di Napoli e a 20 a sud- ovest di Caserta, meriterebbe una visita da parte di quei turisti che vanno nella capitale del Sud o nella città della Reggia. Avamposto, poco dopo l’anno mille, della presenza normanna in Italia meridionale (senza Aversa chissà se ci sarebbero stati i famosi Normanni di Sicilia...), la cittadina (ora, purtroppo, insidiata dalla "Mafia dei Casalesi" cui accenno nelle ultime due strofe) veniva da me piacevolmente percorsa in bicicletta da adolescente, e poi talvolta frequentata con amici. Nel 2030 ricorrerà il millenario della sua fondazione.» |
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