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Appena ca mi azzu ogni matina
la prima cosa ca mi piaci fari
è sciri trittu trittu 'nt'la cucina,
cá è lu cafèi ca m'hagghia priparari.
Ci poi quarcunu shta ca si 'vvicina,
percé t'l'ardori s'è fattu tirari,
cu no' pó sci' spicciari 'nt'na cantina,
'na chiccara puru a iddu nc'hagghia ddari.
È lu cafèi ca sbeglia lu cirvieddu
quann'uno, ca shta 'ncora 'ddurmisciutu,
s'lu pigghia e poi si senti com'aucieddu.
No' hamà 'bbusà', cá sempri s'è ssaputu:
putimu ruzzulari t'lu cashtieddu
ci a litri lu cafèi n'hamù bivutu.
Traduzione
Il caffè
Appena mi alzo ogni mattina
la prima cosa che mi piace fare
è andare direttamente in cucina,
ché è il caffè che devo prepararmi.
Se poi c'è qualcuno che si avvicina,
perché dall'aroma s'è lasciato attirare,
per non andar a finir in un'osteria,
una tazza pure a lui devo dare.
È il caffè che fa risvegliare il cervello
quand'uno, che è ancora insonnolito,
lo prende e poi si sente come uccello.
Non dobbiam abusar, ché sempre si è saputo:
possiamo ruzzolare dal castello
se a litri il caffè abbiam bevuto. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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