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Sono.
Sono profumata come l’elicriso,
intensa di lavanda,
ostinato come il lentischio.
Sono gallurese,
sono barbaricino,
sono fenicio e cartaginese,
sono anche e purtroppo piemontese.
Sono granito limato,
sono ginepro dal vento piegato.
Sono maestrale e sono bonaccia,
sono una maledetta battuta di caccia.
Sono tozzo e a volte peloso,
sono pazzo e pure scontroso,
sono ospitale come un contadino,
sono curiosa come la vicina,
ma sono anche alto e non è vero che sono testardo.
Sono millenni di conquiste,
sono mio malgrado Costa Smeralda
e gossip estivi sulle riviste.
Sono tutto quello che hanno costruito,
sono soprattutto quello che non hanno costruito.
Sono sconosciuto come Nuraghe,
Sono una Tomba dei Giganti inesplorata,
Sono anche un bronzetto sardo nel museo di Elisabetta II.
Sono la costa che ha sempre abdicato,
Sono il centro di fustagno che ha resistito.
Sono base militare,
il tumore da estirpare,
sono uranio killer,
sono una pecora con quattro pupille.
Sono storie di sequestri passati,
sono lobi mozzati
e riscatti forse pagati.
Sono quattro teste nere recise,
una croce insanguinata,
la mia più grande contraddizione,
una bandiera che non mi appartiene,
che non rappresenta il mio sapere.
Sono giallo, sono bianco, sono fuxia
sono fico degli ottentotti a primavera,
sono arida e brillante come la stagione vacanziera.
Sono Un anno sull’Altipiano,
sono Canne al Vento,
sono un gol di Zola in finale di coppa delle coppe,
ma sono anche Grazianeddu.
Sono Montevecchio,
Sono Ingurtosu,
Sono una miniera abbandonata,
una strada sterrata,
una duna salata,
sono Piscinas.
Sono agata,
sono crisocolla,
sono turchese,
sono giada,
sono smeraldo,
sono mare che mi circonda.
Sono solida e non tremo,
sono solitudine e silenzio estremo.
Sono Isola.
Sono,
Sardegna. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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