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«Ho molto apprezzato i commenti ricevuti, anche quelli di chi con me si è mostrato in parziale disaccordo, e vorrei precisare una cosa: non sono certo contrario alle (buone) poesie in stile moderno, e la mia composizione sottolinea soltanto che la poesia in stile classico non deve essere considerata (come alcuni, anche grandi, pensano o hanno pensato) morta. Certo, i tempi cambiano, ed anch'io ho sempre trovato, da ragazzo, difficoltoso leggere una poesia dell'Ottocento, di Leopardi, di Manzoni, di Foscolo... Ma è soprattutto una questione di vocabolario, non di strutture: sarebbe francamente antiquato scrivere ancora, oggi, "la donzelletta", "ei fu" o "l'immago della fatal quiete" . Precisato ciò, penso che la lirica moderna non possa essere eterna; nacque soprattutto come reazione alle due guerre mondiali e alle dittature, e non dovrebbero essercene altre... "Con la fortissima minaccia alla sua libertà, fortissima diviene la sua tendenza alla libertà", scriveva il critico tedesco Hugo Friedrich nella conclusione de "La struttura della lirica moderna", avvertendo anche che non è tutto oro quel che luccica, che "si apprende col tempo a distinguere gli 'avanguardisti' del giorno dagli eletti, i ciarlatani dai poeti" .» |
Inserita il 14/01/2017 |
Quasimodo e Montale ritenevano
(Ungaretti un po’ meno) che risorse
avesse la poesia di forma classica
esaurito nel secolo ventesimo.
Ma era solo in coma, e nel mio piccolo,
insieme ad altri eroici miei compagni
d’ideali, io per rianimarla
ho impiegato notevoli energie.
L’operazione è lunga (bastonate
in grande quantità la poverina
aveva ricevuto!), e può durare
anche un secolo o più, probabilmente.
Però sono contento di passare
(siamo contenti) degno testimone
a chi dopo di me (dopo di noi)
riuscirà a ridonarle la salute. |
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