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Shto ppenzu e mi ricordu ca era 'shtati.
Tiempu ti fichi nui fatiammu fori
e fign'a quannu n'èrumu shtraccati
scinneva a nziddu a nziddu lu sutori.
Tinemmu li littèri priparati;
la mamma mi ticeva 'shti palori:
"Ué Pi', mitti li fichi sparpagghiati,
cá cu 'shtu soli cànciunu culori!".
Ccugghiemmu tanta fichi tutti l'anni
e li siccammu sobbra li littèri.
Li sacrifiggi tannu èrunu cranni.
Pi campà' mu' nci shtannu atri maneri,
cosi ca fannu puru tanta tanni,
cá li crishtiani no' sso' cchiù sinceri.
Traduzione
I cannicci (per seccare i fichi)
Sto pensando e mi ricordo che era estate.
Nel periodo dei fichi noi lavoravamo in campagna
e fino a quando non ci stancavamo
scendeva a goccia a goccia il sudore.
Avevamo i cannicci preparati;
la mamma mi diceva queste parole:
"Ué Pino, metti i fichi sparpagliati,
ché con questo sole cambiano colore!".
Raccoglievamo una gran quantità di fichi tutti gli anni
e li facevamo seccare sui cannicci.
I sacrifici allora erano grandi.
Per campar adesso ci sono altre maniere,
cose che fanno pure tanti danni,
ché le persone non son più sincere. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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