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E veniva la Notte. Dalle orbe ombre
di un fràssino di un monte discendèvano
spettri oscuri di nòttole corrive,
nove spàsimi e crani animaleschi
delle crudeli fronde d’Ygdrasìl,
nove gocce di Fato,
nove stille di sangue.
E cantava... cantava il primo gufo,
huì... huì... huì:
«Ti svelerò io l’Eterno con un canto
profano e dolce, incantatore e folle,
e l’alba che verrà,
e il Nome della Notte!».
E cantava... e cantò il secondo gufo,
huì... huì... huì:
«Qui, io ti illuminerò con la più prima
stella del nuovo dì, io! per sempre questa
funèrea e argentea Luna mangerò,
e chiamerò per Nome
tutti i tuoi Sogni!».
E cantava... cantava il terzo gufo:ì,
huì... huì... huì:
« Sarò io il Silenzio del tuo insonne sonno,
l’ebbrezza della Vita tua fuggente,
le Erinni della gioja,
il fùlmine di un urlo!».
E cantava... cantava il quarto gufo,
huì... huì... huì:
«Sarò io il Tempio del tuo dormìr fuggèvole,
l’altare delle tue chimere illuse,
nebbia di quel che sai,
e il Nulla del tuo cuore!».
E cantava... cantava il quinto gufo,
huì... huì... huì:
«Sarò io le ombre dei monti dei Titàni
invincìbili e tristi dei tuoi Sogni
ribelli e opàchi,
l’irrequieto sospìr del tuo affannoso
riposo di Pöèta:
il tuo Destino!».
E cantava... cantava il sesto gufo,
huì... huì... huì:
«Sarò io lo spettro di una Notte eterna
che Tutto inghiotte e dissolve e costringe,
che si crea e si consuma;
e sarò io il manto rosa- argenteo di ogni
tomba per il tuo Sogno...
per il tuo Dio,
sarò l’Inquieto!».
E cantava... cantò il sèttimo gufo,
huì... huì... huì:
«Sarò per sempre la sete titànica
tua di conòscere i misteri orbati
del velato tuo cosmo!
Chiàmami Ìside- Dea!
che si spoglia e ti porge il seno ambito,
e il ventre dell’Io- so!
Con uno spàsimo eterno e un singhiozzo
di Pöèsia...
tu... tu... folle supremo!».
E cantava... e cantò l’ottavo gufo,
huì... huì... huì:
«E io svelo... e svelerò io ogni runa mia,
indecifràbile e orrenda e occulta,
quel che le Norne han deciso sul tuo
avvenire... l’Incògnito,
ignoto lito
di àttimo eterno!».
E cantava... cantava il nono gufo,
huì... huì... huì:
«Sono io l’ìncubo furïòso e tetro,
Sàtana che ti cerca e che ti insegue
voracemente e insano per deviàrti...
la Conoscenza del Bene e del Male,
il ghiotto frutto per la tua atea stirpe,
alla quale ti vorrei accòlito e ligio,
tu... uomo miseràbile e
ordìto con il fango,
uno sputo di Dio...
un àlito del Nulla!».
Va’... allontànati, Sàtana! |
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