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«Sonetto questo che scuote la nostra coscienza per come ci comportiamo con gli altri. Ognuno sa che deve aiutare il suo simile ed in special modo deve donare quel che può a chi non ha niente, senza speranza di essere ricambiato. Questo è un gesto d’amore che vale tanto per poter dimostrare di fronte a Dio quanto abbiamo avuto e quello che abbiamo dato.» |
Inserita il 10/10/2017 |
Ognunu ti nu’ sapi cce hava ffari
cu pó ‘rrivari drittu ‘n Paratisu;
no’ surtantu hava èssiri precisu,
ma, cchiù ti tuttu, l’atri havà ‘iutari.
A ci no’ tteni nienti nu’ hama ddari,
senza cu avimu, quant’hamù dicisu;
no’ hamà pinzari ci nc’hamù rimisu;
ccussì surtantu nu’ n’hamà sarvari.
Si sapi, prima o poi, ca n’hama sciri.
Pinzamu a cuddu ca hamu cumbinatu,
ca no’ nci voli nienti pi muriri.
Lu giurnu t’lu Giutizziu è già ‘rrivatu.
Ti fronti a Diu mu’ tutti nu’ hama ddiri
quant’hamu ‘vutu e cuddu ca hamu datu.
Traduzione
Quello che abbiamo dato
Ognuno di noi sa quello che deve fare
per poter arrivare diritto in Paradiso;
non soltanto deve essere preciso,
ma, più di tutto, gli altri deve aiutare.
A chi non ha niente noi dobbiamo dare,
senza ricevere, quanto abbiamo deciso;
non dobbiamo pensare se ci abbiamo rimesso;
così soltanto noi ci salveremo.
Si sa che, prima o poi, ce ne andremo.
Pensiamo a quello che abbiamo combinato,
ché imprevedibilmente si muore.
Il giorno del Giudizio è già arrivato.
Di fronte a Dio ora tutti noi diremo
quanto abbiamo avuto e quello che abbiamo dato. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABBA/ABBA, CDC/DCD.» |
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