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La vita è una scala
con cento gradini,
sui primi si nasce,
si cresce bambini,
pian piano si sale
s’impara, si studia,
si pensa a giocare,
il cuore tripudia.
Si va verso l’alto
insieme agli amici,
si passano insieme
momenti felici.
Il fisico evolve,
si pensa all’amore,
la prima esperienza
fa battere il cuore.
Diploma e lavoro,
progetti e carriera
per crescere sempre
con l’anima fiera.
Parecchi gradini
son stati affrontati,
si sale veloci
sui piani stimati.
Metà della scala
è già superata,
ci seguono i figli
nell’irta scalata.
Sessanta gradini,
il fiato è pesante,
bisogna salire,
la sfida è stressante!
Si guarda su in cima
la scala è più corta,
son pochi i gradini ...
la cosa sconforta.
La vita, purtroppo,
ha sempre una fine,
in cima alla scala
c’è il nostro confine.
Non siamo immortali,
la scala c’insegna
che cento gradini
Iddio ci consegna
e noi li scaliamo
di anno in anno,
scriviamo la storia ...
ma il tempo è tiranno!
Ognuno che arriva
in cima alla scala
ringrazi il Signore
perché gli regala
il massimo premio
che dura una vita,
ma dopo la lunga,
impervia salita
ci attende un divino
veloce ascensore
che sale e ci porta
innanzi al Signore.
Giudizio e verdetto
sul nostro passato
e il voto sancisce:
promosso o bocciato!
Non siamo che attori,
viviam la commedia,
ma l’ultima scena
finisce in tragedia!
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«La nostra vita rappresentata da una scala laddove si sale sino in cima e arrivati all'ultimo gradino si prende l'ascensore per l'ultima e definitiva salita verso l'arcano. Ognuno cerca di salire con i propri problemi che si incontrano nell'incedere della quotidianità, famiglia, figli, lavoro, carriera, ecc. il tutto per arrivare in cima, ovvero all'ultima scena di questa illogica commedia che ci vede tutti attori senza alcun copione prefissato, per poi sparire dietro le quinte della dimenticanza.» |
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