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Mettimi nelle cose da conservare
tra i fiori di carta e le foto sbiadite.
Rimarrò in quel cassetto
con gli occhi sbarrati e le mani appese
a un destino scritto dal fuoco,
-sento ancora il sapore di mele succose-
Il profumo d’arance, e toccare la tua pelle,
il lino fresco, destate, sul madido viso
e il diletto sul ventre, del tuo corpo fremente.
Nobile d’aspetto e il miele nelle parole,
mite tra le spine, e della pace fervente amante,
mi riempisti di bene, che ora succoso mi nutre.
Ho serbato i tuoi sguardi, che mi fecero uomo,
e le tue lacrime gridano ancora la mia vergogna.
Tra le tue braccia ti chiederò perdono
e ai tuoi piedi concupirò un tuo bacio
che mi riporti a quell'estate tra i cori festosi
quando consumai il delitto che ti portò all'inferno. |
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«(a R.)
chi di gentile ha l'aspetto e l'anima mi promosse re e io facendomi vile insultai l'amore» |
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