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E quando viene l'alba e al dì or svanìscono
qui ripetutamente i Sogni miei;
e la Notte così non mi sarà
che un mellifluo ricordo oscuro, che un
argènteo sguardo di cerulèa Luna,
e il cuor che è mio or va presto a naufragàr.
Perché dormìr, dolèrsi, naufragàr
nel vespro di vaghe ombre che svanìscono,
come svanisce nell'alba la Luna?
E perché non mai più altro a questi miei
occhi non son che Sogni, non è che un
sonno tradito che eterno sarà?
E così insonne il pensièr mio sarà,
un anèlito cupo, e a naufragàr
un invito. Lo scoglio giace che un
mare di Sogni ha infranto. E poi svanìscono
queste sue onde sublimi, e questi miei
nascosti desidèri, e questa Luna.
E quando io scorgo che è morta, ella, Luna
che mai nel ciel fìn a Notte sarà,
e or che nel giorno questi sguardi miei
si tìngono di pianto - oh naufragàr
nell'Altrove lontano! - pur svanìscono
le speni stesse. E io dolendo 'l so, che un
avvèrso Genio mi ha dannato, che un
Destìn di Norne accieca la mia Luna, e
che un Sogno è fatto di ombre che svanìscono,
e di nebbie selvagge. No! Sarà
sempre il Nulla de' il vespro a naufragàr
con me negli àttimi insonni! e ora a' i miei
sensi, e a' il mio cuòr, e alla mia ombra e a' i miei
Sogni medèsmi, ei giunge, il Fato, che un
Mostro perenne mi dà. Naufragàr
a me non resta che nella sua Luna.
E Notte eterna e funèrea sarà
sempre, sera di nebbie che svanìscono.
Ecco il verdetto: - i miei - Sogni svanìscono,
muòr la Vita che un Mostro a naufràgar
m'ha dato. E in fin la Luna non sarà...
non sarà più a illuminare nel cielo
questa perduta Notte. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«La presente Poesia non è né sperimentale, né non canonica; ma è classica e riprende una forma della letteratura poetica medioevale.» |
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