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Dove creammo il nostro rifugio
ecco che si animavano pigri
i fusti oscuri nel parco con mille occhi,
non lasciai che le sentinelle
di giunchi e infiorescenze pallide
lasciassero trapelare la nostra promessa
scavalcavamo siepi scheletriche
inebriati dal tepore che già calava
eravamo stranieri a quelle luci
il petto smuoveva infime emozioni
sorpresa, ilarità - orgoglio
per il nostro corpo aggraziato
il parco fu il nostro giaciglio sacro
e noi ci accomodammo nel lusso
di quella notte autunnale - senza brividi
la città emanava cerchi di fumo
giocavamo tra i gerani luminosi
rincorrendo la fauna dorata - sfuggivano
oscenità come rivoli dalla tua bocca
che spandeva il suo nettare vicino al lago
mentre zampilli e gocce animate
presero forma dimenandosi attorno
come un valzer stonato
nessuno avrebbe svelato
o frenato i tuoi gemiti
prima che l'increspatura mutasse
o l'alba morisse, noi correvamo già
rincorrendo i primi raggi - io
giovane e potente
tu già donna predatrice,
dagli occhi famelici
il parco si svelò nudo al sole:
la selva d'una città misera,
un severo presagio
ed una morale di vetro
infranta | 

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