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Voi, che siete numeri soltanto
staccati dalla vera identità
esercitando le mani negli applausi,
con orrore allontanate una carezza
come fosse una strana epidemia
e una stretta di mano lenta o troppo forte
mette a nudo timori e ipocrisia
In un cammino schiavo del percorso
attento solo a ricalcar impronte
la folla degli uguali non è sostanza
ma forma d’assoluta vanità,
la sua essenza coagula nel suolo
senz’innalzarsi nell’immensità
Voi, che amate i numeri soltanto
e un palcoscenico ampio fatto a scale
noncuranti di chi dietro le quinte
vive in concreto gioia e sofferenza,
pronunciate parole come quando
in ginocchio sollevando il capo
vi aspettate un miracolo dall’alto
Ma l’altare, lo sapete, non è un trono
e il cammino è lento e periglioso,
seminato di polvere e di spine
Vince sempre chi è umile di cuore
E molto spesso, chi lo è, l’ignora | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«"Siamo talmente abituati ad essere considerati dei numeri, e nel mondo del lavoro e nella vita reale e dei social network, che noi stessi finiamo col dare importanza esclusivamente ai numeri".
Tengo a precisare che quel “VOI”, più volte ricorrente nei versi, non significa puntare il dito contro qualcuno, vuole piuttosto evidenziare che esiste anche chi emerge dal gregge.
2- Volevo porre questa poesia nella categoria “Ribellione”, ma poi ho ritenuto più giusto collocarla in “Riflessioni”» |
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