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Or nella febbre il delìr mio ode un sogno,
febbricitante ei e non più rivestito
di questi ìncubi soliti a ghermìrmi:
la mia campagna... la mia terra a’ i primi
pètali delle vïòle piccine,
e ei va... e va, co’ i suoi campi e i rigagnòli,
fino dove io non so e non mai saprò,
essa, qui illimitata come steppa
selvaggia e russa - i sconfinati muschi! -
verso un dì. L’orizzonte della sera
forse mi culla, e mi dice che io debbo
dormìr tra le sua braccia, e presso i bei
covoni dell’inverno che trascorre,
biondi nel cupo volto della Luna,
dove v’è il focolare del mio sonno
insonne nella febbre ebbra di lebbre,
i bracieri del Fato e della Vita.
Tintinna un mio pensiero, e non si acquieta;
e sento il mio pastore, il cagnolìn
che ùlula al vento indarno ora attendendo
una carezza. E l’äìrone balza
dalle paglie e dai fanghi suoi al suo nido,
co’ i suoi latrati misteriosi e arcigni,
portando ei i sterpi alla sua famigliola,
Fame perenne della sua Natura.
E io sogno... e sogno io: conto gli astri in cièl,
né ora febbricitato io mi figuro,
né dèbile e né stanco, ma con l’aspra
possa delle betulle tra le vene.
Così il delirio perpetuo prosegue,
e va lontàn... lontano. Lo dirò io
all’alba nuova che sorgerà lenta,
a me portando serenità e Vita;
e dopo questo sogno si apre il Vero.
Danziamo insieme i violini di questo
cinguettìo in una fuga di balletto,
pastorale ei e sublime, oh mente! oh cuore!
E lenta... lenta la sera ricopre
al mio sognàr i boschi, i campi, i monti,
e i fuochi degli aratori sognati;
mentre io qui siedo in sul mio caldo letto,
confuso io e più che stordito, febbrile,
placato dal mio pànico irrequieto,
con i miei cascinali e con le ripe
di questa pròssima a me Lomellina.
Oh mia terra! Oh mia terra! Patria mia!
Oh i nei lunari di questa tua Notte
nella quale la Luna trucca il corpo
delicato e femmineo, e il scialbo seno!
Oh ciprie delle ciglia della sera!
Oh nebbioline padane e sottili!
Oh rogge! Oh rivi! Oh mie rugiade prime
di questa Primavera! E in questo sogno
pur lentamente... lentamente muore
la febbre del mio vespro.
Non temèr se tu tremi, perché tu
respiri. E allora io vivo! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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