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«"Enjambements, anastrofi, allitterazioni, chiasmi... ": ho gradito tutti gli interventi critici, ma sono rimasto particolarmente colpito da quello estremamente professionale di Duilio Martino, eccellente sia come poeta che come commentatore. Però penso che sia mio dovere informare i lettori che io, quelle figure retoriche, non le ricerco di proposito ma, se vengono, vengono da sole. Quando compongo una poesia, la mia preoccupazione principale è quella di scrivere in maniera comprensibile ciò che occupa la mia mente in quei momenti, ricercando possibilmente la rima, che se non viene, o se viene forzata, non uso, cercando però di conservare un metro, soprattutto quello endecasillabico, che mi nasce spontaneo (un po' come succedeva a Pavese: dismessi i panni di poeta, inseriva parecchie frasi endecasillabiche nei suoi romanzi, senza praticamente accorgersene) . La presenza di alcune figure retoriche (in particolare enjambements e anastrofi) è dovuta soprattutto alla necessità di far cadere l'accento principale di ogni verso sulla sesta sillaba, per rendere il verso più musicale e armonico. Tutto sommato, potrei dire di introdurre (talvolta) in alcune poesie delle raffinatezze tecniche senza rendermene conto, come forse succede a certi giocatori di calcio, che eseguono, intuitivamente, delle giocate sopraffine analizzabili, volendo, in laboratori di fisica mediante equazioni matematiche, ma della cui portata scientifica essi non sono certo al corrente...» |
Inserita il 05/06/2016 |
E’ la meno ingombrante delle arti,
la poesia, che si serve solamente
di un foglio e di una penna, oltre alla mente,
con precisione degna di gran sarti.
Non ha affatto bisogno di strumento,
che hanno invece tutti i musicisti:
orgogliosi l’espongono, e son visti
come star indiscusse del momento.
Non ha né cavalletti né pennelli,
che sporcano le mani molto spesso,
ma che sovente segno di successo
sono in ambienti snob alquanto belli.
Ha pochi materiali la poesia
(solamente quei fogli e quelle penne),
anche se, quando nasce, molte strenne
a tanti dona, quasi per magia.
Sarà per questo forse che mai pane
diede quest’arte poco appariscente,
che non invita a mostre scelta gente,
né pubblico a concerti, vario e immane. |
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