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Tanto funèrea è la Notte, perenne
urlo di nòttole ululanti e infami,
e insistente è il mio Sogno, il mio dolèr.
Tramonto tetro appare all'orizzonte,
il ghigno altèro di un Mostro infinito,
Orco di nebbie, di nevi di marzo;
e qui nemmèn la Luna più si mostra,
e il cielo tace il canto delle stelle.
Tanto funèrea è la Notte, perenne
che presto viene a cullarmi d'insonnia,
rapito soffio di sonno e d'incanto.
L'inverno ancora regna, e ei mestamente
avvolge la Natura in spire sue:
la soffoca... la soffoca, e ei gioisce.
E più non so ove sia questa mia Luna;
e il cielo tace il canto delle stelle.
Tanto funèrea è la Notte, perenne
volto di Strega che attosca il mio cuore,
ella... che non ha fine in questa steppa.
Addormentato mi saluta sempre,
e sempre mi ridesta e mi richiama:
è l'insonnia... è l'insonnia! Sveglia! Sveglia!
E la Luna mi è un cranio di tormento;
e il cielo tace il canto delle stelle.
E non so più nemmèn che scrìvere io
debba; e è l'Idea: e a mancàr 'la viene, e muore,
sìllabe contristate e ripetute
nella Notte dei Sogni, e nelle tènebre
dei trasognati vespri, e del gridato
lamento, e dei funesti Spettri de' il
fàr della sera, dove a Nulla importa
l'Arte mia e ancòr ben più la stessa Vita,
eternamente incompreso e azzittito,
quando l'altrui vecchiaja mi costringe
a tramontàr nel vuoto.
Così e forse sarà epigramma eterno
il ditirambo del mio avverso Fato,
come un'ombra di Oplìta alle Termòpili,
come un filo di Norne e di Valchirie,
questa voce che grida e che s'infuria,
titànica e sconfitta - oh il corvo oscuro! -
lungo la steppa di questo deserto.
Oh Straniero qui ormai, qui... è maledetta
la nostra gioventù! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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