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Con voce antica,
ti parlai delle stagioni dell'aurora,
quando evanescenze rosate il cielo
diffuse sul mare annunciando il nuovo mattino.
Del pescatore Tehos dalla voce di tuono,
della piccola Meserit dalle mani di cristallo
che suonando il santoor riusciva da esso
a ricavarne melodie struggenti.
Ancora ti raccontai del tempo delle rifrazioni,
di come la luce balenava negli sguardi attenti,
nel ricordare col cuore, nella nostalgia,
strade sterrate cosparse di foglie,
mute memorie di un movimento proteso
verso un divenire sconosciuto.
Ma tu ricordi bene mentre raccontavo,
con voce dapprima flebile, accorata, poi via via
infervorata nel narrare momenti di basalto
e stalattiti di sale.
Riuscivo ad incantarti!
Eppure le lacrime inutilmente rigavano il volto,
senza riuscire a rendere tangibile il rimpianto
o il rimorso che un ricordo può dare.
Giudicammo l'amore, il nostro amore!
Lo ritenemmo puro, lo si vedeva nei silenzi infiniti,
nei lineamenti struggenti che un volto sorpreso
mostra per non dimenticare.
Parlammo d'amore con tenerezza
nostro, vero, vitale, come il cibo che portiamo
alla bocca e ci da forza,
come il bacio che toglie il respiro ma che da altro respiro
più intenso e sentito.
Ti raccontai di me ancora!
Ogni giorno mi svelai, perché riconoscessi
la mia essenza in te,
senza materia ancestrale cantavo canzoni d'amore,
Con carezze di seta indiana riconoscevo le tue mani.
Ricordi sempre ti parlai? |  | 
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| Eolo |
01/03/2016 02:20 | 1694 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Commenti di altri autori:
«Bella rievocazione di un dialogo con l’amata che alla fine svela che l’amore di un tempo è ancora vivo. Lirica luminosa di amorosi ricordi che si avvale di versi fluidi ed emozionanti e di bellissime immagini che impreziosiscono il testo. Il mio elogio al Poeta.»
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