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Surtantu 'na canzona vogghiu ssentu:
la mamma sempri cuedda m'è cantata
cu mi faceva dòrmiri cuntentu
e havi ti tannu ca m'l'hagghiù 'mparata.
Puru ci n'hagghiu 'ntisi cchiù ti cientu,
nisciuna toci comu cuedda è shtata.
Lu tiempu ormà' è passatu comu vientu,
ma la canzona no' m'l'hagghiù scurdata.
'Na nenna - nenna comu cuedda mai
si pó scurdari, cá shta 'ntra lu cori
e, mu' ca mi shta' 'ccitunu 'shti 'uai,
mi sentu ca sont'unu ca shta mmori.
"Canzona mea, iu no' nci 'rrivu a crai;
fammi 'ddurmèsci' e lleva 'shtu dulori!".
Traduzione
Una canzone
Soltanto una canzone voglio sentir:
la mamma sempre quella mi ha cantata
per farmi dormire contento
ed è da allora che l'ho imparata.
Pure se ne ho sentite più di cento,
nessuna dolce come quella è stata.
Il tempo ormai è passato come vento,
ma la canzone non l'ho scordata.
Una ninnananna come quella mai
si può scordare, ché sta dentro il cuore
e, or che mi stanno uccidendo questi guai,
mi sento che sia uno che sta morendo.
"Canzone mia, io non arrivo a domani;
fammi addormentar e togli questo dolore!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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