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“Signorina, la devo licenziare,
perché fa troppe assenze sul lavoro,
i suoi colleghi stanno a reclamare,
è pure per rispetto verso loro!
Io sono il direttore, è mio dovere
far rispettar le regole in azienda,
seppur ripresa, seguita a tenere
un’ostica condotta reprimenda!
Negli ultimi tre mesi i suoi ritardi
ammontano a ventotto e le assenze
son diciannove, ho avuto dei riguardi
perché accusava strane conseguenze
in quanto è stata vittima innocente,
ma questo non giustifica l’assenza
dal posto di lavoro, è sconveniente
portar per scusa quella prepotenza!
E per questo motivo son costretto
a metter fine a tanta negligenza,
mi sta nascendo un futile sospetto
che cela un peso dentro la coscienza! ”
Così parlò il vecchio direttore
vedendo la ragazza infastidita
per quell’accusa e punta nell’onore,
rispose con la voce risentita:
“Son stata sempre ligia al mio dovere,
per cinque anni senza alcun ritardo,
ma poi qualcuno, contro il mio volere,
e senza avere il minimo riguardo
m’ha violentata qui sul pavimento,
la sera del tre maggio, c’era il turno
serale ed ero sola in quel momento
e lui s’è avvicinato taciturno,
m’ha preso per la gola all’improvviso
e m’ha gettata in terra con violenza,
coi pugni m’ha colpito in pieno viso
e dopo quell’ “infame prepotenza”
m’ha subito intimato di tacere,
perché perdeva il posto di lavoro,
con quattro figli era suo dovere
di mantenerli sempre nel decoro!
Mi son rialzata e son fuggita via
coprendomi la faccia con le mani,
nel mentre i miei colleghi in allegria
tornavano dal bar ai propri piani!
Volevo denunciarlo, ma l’accusa
sarebbe poi caduta ... in purgatorio,
la donna, è una cosa assai diffusa,
è sempre stato un capro espiatorio!
Da quella sera soffro per timore
di ritornare in quella scrivania,
nel rivederlo mi tremava il cuore,
sentivo l’ansia e poi fuggivo via! ”
Rispose il direttore: “Io sapevo
che aveva sì subìto una violenza,
però il resto non lo conoscevo,
in questo caso cambia la sentenza!
Seppure son passati già tre mesi,
adesso chiamerò la polizia,
i crimini non vanno mai difesi ...!
Lei torni a lavorar per cortesia!
...Da subito perché non me l’ha detto?”
Rispose lei: “E’ cosa assai privata,
mi vergognavo, poi quel maledetto,
più volte m’ha di nuovo minacciata!
Le donne violentate in tutto il mondo,
se messe in fila ... formano colonne ...,
lo stupro è un gesto infimo ed immondo,
e i giudici ... non credono alle donne! ”
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«La violenza sulle donne è una delle più tremende azioni che un uomo possa compiere! Quando un essere maschile si veste con l'abito della bestia, per la donna non c'è scampo, la sua violenza lascerà nel cuore di lei una ferita che si trascinerà nel corso della vita. Troppe donne lasciano correre la cosa per paura delle conseguenze private, così da non veder puniti i vari delinquenti che purtroppo riescono sempre a farla franca.
NB.: La vicenda suesposta è frutto della mia fantasia, pertanto ogni riferimento a persone o cose, deve ritenersi del tutto casuale.» |
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