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In generale, è il vuoto delle assenze a spaventare il cuore
come quando sogna d’accelerare il ritmo mentre s’apre
alla danza con passo lieve: una carezza del respiro
o della mano, non importa l’ora dell’assenza,
ma è quel velo di bruma che fa la differenza
tra la sera e il primo albore, quando ogni pensiero
cade affranto e la mente è il fondo dove posano
frammenti di solitudini congiunte a troppi errori.
Il vuoto di te è un’altra cosa è illusione di un’anima,
al sogno non avvezza, che ha dirottato il cielo
troppo spesso per tenebrosi e sommersi abissi,
il vuoto di te è un alveo opalescente, di seta,
dove scivolo in fantasie audaci che ad esili arti mettono le ali.
Sei aderenza anche dove il corpo incontra ostacoli
sei pienezza che esonda dal sorriso ampio una vallata
sei ora in questo verde fazzoletto l’albero dove il melograno
sgranato m’insanguina le dita lasciando cadere i suoi rubini
lì è la tua bocca, mia delizia nel sonno, e tormento
nella mancanza del tempo che avanza al nostro
attimo d’eterno, lì è la mia bocca persa nell’affanno
di chi escogita espedienti di sopravvivenza ad ogni assenza
Ma il vuoto di te è un’altra cosa, ha i colori
infervorati dell’autunno, e i sussurri del mare
in levigate conchiglie, ha il letargo silenzioso
che ci consegna al tempo coniugandoci
ventre contro schiena ubriacati d’oblio,
ha il crepitìo delle faville che salgono il camino
dove divagano i pensieri e un torpore m’illanguidisce
ora mentre penso d’essere ai tuoi piedi,
alzando il capo solo per ascoltare le tue malinconie. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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