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C'era un volta... anzi, c'è tutt'ora,
una fatina dolce e tanto buona,
proprio una di quelle come allora
che sol bellezze nella voce suona.
Essa racconta favole ai bambini
che ascoltano estasiati a bocca aperta,
però c'è sempre, pur fra i più piccini,
chi ha la mente davvero proprio aperta.
Ha mostrato in un video essa a tutti
una reggia con tavola imbandita
con gran mangiar, dagli antipasti ai frutti,
e per i bimbi ancor non è finita,
ed essa chiede: “Avete visto dunque
quanti bambini mangiano con gusto,
e questo capitare può a chiunque...
tutti si soddisfanno, mi par giusto.”
Il bimbo sveglio alza la manina
e chiede allora con suo dire acuto:
“Permetti ch'io ti dica, mia fatina,
che non sono per niente compiaciuto,
perché attento ho notato un bimbo nero
che dietro il vetro guarda dal di fuori,
e affamato mi sembra per davvero
e neppur può annusare quegli odori.
Però sarà pur giusto quel reame
dove i bimbi riempiono il pancino,
ma il povero negretto che ci ha fame,
perché non fanno entrare il poverino?”
La buona fata allor diventa rossa,
non sa più cosa dire, si dispera,
da un gran tremore sembra proprio scossa...
ma poi diventa d'improvviso vera:
“Bambini, quel che v'ho mostrato adesso
è solo sogno, tutta fantasia,
disse bene costui che non è fesso
e che ha sconvolto la novella mia.
Il mondo è ingiusto, proprio da cambiare,
e c'è chi mangia tanto nel reame
e chi invece si limita... a guardare
distante e muore invece per la fame.
Non so che altro aggiungere al racconto,
posso sol dirvi, per consolazione
ch'io son la fata che ogni male affronto
col non farlo veder... son l'Illusione!" |
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«Una fiaba... per i bambini, ai quali chiedo scusa se uso una per loro difficile frase latina "obtorto collo". Essa ha proprio il significato di ascoltare "a collo torto", cioè "malvolentieri", quello che la fatina blatera. Così hanno imparato anche questo.» |
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