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Era un giorno d’ottobre
di quelli colorati di foglie scolorite
che narrano nel vento con sottili voci
delle loro vite.
Ed io lì nel silenzio
col cuore che batteva le stavo ad ascoltare
tenendo gli occhi chiusi a ognuna davo un volto
e poi ne stavo male.
Le foglie del castagno
avevano gli sguardi dei morti partigiani
narravan di fatiche, di canti nella notte
cadendo giù dai rami.
E andavan per il bosco
parlando di dolori, parlando della guerra
fino a che il loro canto inciampava in mezzo al buio
sul freddo della terra.
Le foglie del carpino
avevano le rughe dei vecchi pescatori
che lasciavano le reti distese ad asciugare
in cima ai vecchi moli.
Ed io li immaginavo
nel buio del mattino, tra le onde color cielo
su un mar fatto di foglie che non davano pesci
ma solamente gelo.
Le foglie del nocciolo
erano contadini ed erano emigranti
lasciavan rami nudi e andavan per il bosco
coi loro volti spenti.
Se ne formavan mucchi
in mezzo alle radici delle piante più lontane
e nella morte erano uguali a quelle già cadute
pur anche se eran strane.
Era un giorno d’ottobre
di quelli che in autunno sono dipinti d’aria
danzava nel silenzio, danzava con il vento
ogni diversa storia.
Poi, dopo con l’inverno
tacevan quelle voci, chiudevano le ali
perché sotto la neve le foglie che son morte
ritornan tutte uguali. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«A prescindere da ogni vita avuta, storia, religione, colore o quant'altro, i morti sono tutti uguali.
immagine dal web» |
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