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| Giovane e vecchio,
istinto e tenerezza,
atomo in movimento in un tempo astratto,
ciò che la vita mi ha chiesto
e io ho saputo dare con umiltà.
Ero il film muto in bianco e nero,
parlato con gesti e mimato
con voce silenziosa da Charlot,
la canzone struggente di Parodi,
cantata con l'anima, laddove il corpo moriva,
metafora di poesia intrisa d'amore e di sale.
Ero lo sguardo sincero,
attento a carpire emozioni
e a misurare infinite sensazioni,
il piccolo uomo della terra della luce,
io stesso nel suo grembo fuoco di vulcano
o piccola lanterna nella penombra della chiesa.
Ero essenza di me stesso, amore infinito,
nell'amore infinito degli altri,
impetuoso, strano, amaro, commovente,
sorriso sul mare, sguardo chiaro al mattino,
meditazione nelle sere d'estate,
innamorato della vita e del suo divenire.
Ero quel che sono,
poeta del disincanto e uomo del sogno,
flashback di morte, rinascite, rincorse,
amico del tempo antico e figlio della luce.
Ero figlio della figlia del sentire minoico,
melodia tra le sue mani sui tasti
del pianoforte,
adagiato sul suo seno prorompente,
il prediletto della Dea dei Serpenti a Cnosso,
sigillo tra le rocce impresse di grafite,
organismo marino e memoria.
Ero quello che io adesso sono per te! |
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Eolo |
27/10/2015 18:01 | 1797 |
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