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Pane,
ostia spezzata
masticano
bocche protese
consunte dalla fame,
non sazia il languore amaro
della condivisione.
Ingenerosa pioggia
trattiene il cielo,
corpi disidratati affila il tempo,
specchio di sguardi assenti
ridotti a brandelli.
Donne gravide
bambini attaccati ai seni caduchi
vecchi decrepiti senza età
né più saggezza
accomuna la disperazione.
Non si contano gli occhi
fra la moltitudine aberrante
di uomini degradati dalla povertà
materiale e morale
che risucchia pure l'anima.
Pagano il prezzo del sangue
corrotto
dalla promiscuità,
il colore incollato alla pelle
nera
come un marchio scomodo
discrimina l'essere diverso.
Le dure lotte per la libertà
cancella il pregiudizio
asserviti doveri
al potere abusivo,
condanna
all'eterna ribellione,
alla condizione di prigionia forzata
(mortificante)
da cui non si evade.
Mani alle sbarre dell'ingratitudine
terra bruciata
devastata dal sale del deserto
isterilisce le risorse del sottosuolo
su cui incombe costante
minaccia del sadico predatore,
la miseria affonda le radici
tra le sterpaglie
della nuda savana.
Uomini come tigri feroci
aguzzano i denti,
frecce tese nell'arco
difendono dal nemico aggressore.
Non si contano gli schiavi
condotti al macello,
succubi della violenza
delle guerre
che sconfinano per accaparrarsi
una fetta di mondo
devastato dall'odio.
I deboli
son facile bersaglio
l'uomo sempre cade preda dell'istinto ferino,
Caino è pronto ad uccidere ancora,
a scagliare la pietra sul fratello
indifeso. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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