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| Come un macigno pesa quel silenzio
tu giaci stretta nella tua morsa,
ormai quello steccato invisibile
ha preso campo e parla solo il tuo sguardo.
Quante parole non dette in questi due anni
tu vivi nel tuo limbo e non favelli,
solo quella smorfia che domina la scena
e l'agonia della sofferenza non fa una piega.
Solo quando ti tolgo quell'anello
tu mi mostri tremante il dito,
quel punto fermo di attaccamento alla vita
mentre il corpo ormai da tempo è in balia.
Mi manca quella tua parola mamma
solo qualche flebile ciao più non mi basta,
or che sei sempre più in balia dell'onda malefica
che rovescia la tua barca e la spinge alla deriva,
quei rattoppi più inconsistenti e poi la ricaduta
ti lasciano spossata ... sempre più lontana dalla vita.
Questo tuo morire piano piano mi apre la ferita
sanguina il pensiero e mina il corpo e l'anima,
cosa hai fatto di tanto male ... tu donna nella tua vita?
Tu che come un pulcino hai subito ogni angheria,
bambina abbandonata da un padre che era una vera carogna
e hai perso la mamma graffiata da i suoi velenosi artigli.
No mamma è proprio ingiusto il tuo destino
relegata in codesto letto e fra le sbarre imprigionata,
mentre il mondo va tu lo sbirci appena sdraiata oltre la finestra
in quel tuo on- divago stato ... rigida e senza forza.
Solo una parola mamma: tu chi sei?
Un attimo di vuoto poi scuoti la testa
in quel ... non so ... e parli con gli occhi,
troppo poco mamma questa tua presenza ...
e ogni volta arriva e devasta quella coltellata. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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