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«"Forse i guai della Sicilia sono causati da questa immensa distanza che c'è qui, tra le parole e le cose... Due mondi lontanissimi, e completamente estranei! Qui chi agisce a suo vantaggio è sempre nel giusto, qualunque cosa faccia; mentre la ragione, che dovrebbe essere il punto di riferimento e la guida di tutte le azioni umane, è condannata a perdersi in un labirinto di sofismi dove l'essere e l'apparire, il bene e il male, il lecito e l'illecito sono intrecciati così strettamente tra di loro da non poter essere divisi, e comunque sono solo astrazioni... ": sono queste le parole che Sebastiano Vassalli mette in bocca ad un anonimo giornalista continentale, alle pagg. 261- 262 del suo romanzo "Il Cigno", ambientato in Sicilia a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento (ed. BUR Contemporanea, 2015) . Ebbene, pur non conoscendo che poco e male la Sicilia, penso che queste parole siano per essa tuttora valide, e che possano adattarsi, magari con un'intensità minore, anche a Napoli. E saremmo già fortunati se la distanza tra le parole e le cose esistesse soltanto in poesia! Purtroppo essa è spesso presente nella vita quotidiana: è facile incontrare persone bravissime a formulare promesse non seguite dalla loro realizzazione o, se seguite, perché ciò è nel loro solo interesse; è altrettanto facile non venire mai a capo di una verità, accecata dai vari sofismi o dal vacuo apparire. Chi vive al Sud deve abituarsi a venire a contatto frequentemente con siffatte mentalità.» |
Inserita il 26/03/2016 |
Molti Napoletani e Siciliani
decantano con slancio e con ardore
le mille e più delizie dell’amore,
tutti i rapporti umani, giammai vani.
Ed anche i loro luoghi sono spesso
pieni di sole e magiche bellezze,
di paesaggi dorati e di dolcezze,
di paradisi d’ieri e pur d’adesso.
La poesia si respira in ogni aspetto
delle loro esistenze fortunate,
dalle divine grazie ognor baciate,
circondate da affetto e da rispetto.
(Serve questo per caso a cancellare,
con un tratto di penna, assai infelici
vite vissute ai margini, latrici
di privazioni, nonostante il mare?) |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Scrive Antonio Pascale, a pag. 153 di "Non scendete a Napoli", ed. Rizzoli, 2015: "Quando nasceva la canzone napoletana, (...) allora la città navigava nel buio. C’è quasi un’ironica sovrapposizione di spazi e di tempi: da una parte gli anni d’oro della canzone napoletana (1880 - 1920), e il mare, il sole, le rose (...), dall’altra il colera (1884 - 1911) e l’orribile impreparazione culturale, il furto, il ladrocinio, l’imbroglio e la morte. "» |
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