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Vano e insano fu quel sentiero,
assai irto da perseguire
e vituperato il pensiero
né possibile da capire
senza una fede incrollabile
dunque, nel giudizio divino,
e tuttavia molto labile
per conseguir certezza alcuna
Quando alla prova tu fosti innanzi
e a cimentarti senza indugio
ne desti prova e anche avanzi,
pur sapendo d’esser nel giusto
e ormai giunto in codesto punto,
di certo più non t’importava
la vita tua mantener salva
ma solamente il rimarcare
Sia la potenza del giudizio
che la sua forza ed il tuo ardore.
Non t’arrestò dunque il timore
e con coraggio attraversasti
della tua vita l’ultimo varco
con l’immutabile certezza
di averla vinta o farla franca,
ma sol di morte ti diè l’ebbrezza...
E dell’ordàlia il mito antico
l’ardita analisi tu confutasti,
ma ancor per molto s’appalesò
e tante vite ancor recise
convinti i più d’un intervento
del Dio clemente e ‘l presenziare
ma tal fallace erudizione
la vita altrui valse a cadere
Confonder fede con la ragione
sempre portò l’uomo in errore
e per cotal vil convinzione
vite mieté con grande orrore.
Mai più non s’abbia a lastricare
del paradiso la via ambita
con vite umane in sacrificio
a tal misfatto in artificio
Nè la ragion sacrificare
ch’è del pensier la fonte avita |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Da tempo immemore l’uomo si è macchiato di crimini orribili in nome della religione, basti pensare alla "Santa Inquisizione" o alla "Caccia alle streghe" ed uno dei metodi applicato era l’ordàlia, ossia il "giudizio divino". Anche ai nostri giorni assistiamo alla follia distruttiva ed omicida dell’Isis... La storia dovrebbe insegnarci a non confondere la religione con la ragione, e non commettere più gli errori del passato.» |
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