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Cuore, ricordi le montagne e i rivi?
È venuto il tramonto, e s’è dispersa
l’ombra dei monti, e i ruscelli e i giulivi
sassi, e la chiesa dalle nubi tersa.
Vedi? Le cime svaniscono, e il Nulla
dei scialbi campi regna le radure,
e tu, tu stesso, in ineffabili cure
a un sogno piangi, e alla sera fanciulla.
Cuore, rimembri il Gridòne, il Titàno?
Tu non lo vedi, ma s’erge lontano!
È ricordanza di una quieta estate,
la folle lagna d’un misero Vate.
Cuore, rammenti i sentieri nei boschi?
Ivi scorgesti le chiese montane
della Svizzera, e i sassi ombrosi e foschi
che un dì il bandito percorreva; e tane
di tetre serpi e di povere prede,
lì, ove ammiravi splendere una Luna
che falba e in pianto vestì la laguna
dell’alte vette d’argento. E la fede,
cuore, ricordi? Diceva d’Iddio,
nell’Infinito che regnava; ed io
in te brindavo col sangue secreto.
Cuore, rimembri? Era gelido il greto.
Cuore, ricorda le selve e le spine,
dove hai sognato le Valchirie, e i lupi,
lì, sul sublime sguardo di ferine
aquile, e là dove udisti i dirupi
di Morte urlàr! E i torrenti alti e alpini,
i valichi scoscesi, e i freschi fonti,
rimembra, cuore! i serali orizzonti,
e i sempre oscuri e tàciti Destini!
Cuore, ricordi i fiori che da maggio
crescono quieti vicino al villaggio?
E le more gustate, e i rovi, e il vento,
rimembri, cuore, estatico il momento?
Cuore! Era sera e la Luna splendeva,
illuminava la valle d’intorno.
Pur sapevi che in ciel costei gemeva?
Visse la Notte, ma bramava il giorno!
Una Luna di marmo; e impietosito
muto la contemplavi, ansiosamente,
e cuore! Taci? Non era soffrente
nel ricercàr del Sole suo smarrito?
Eppur rimembri le festose Messe
dinnanzi all’Alpi dal Signor oppresse.
Cuore! Hai perduto questa Luna scialba,
e questi monti. Svegliati! ché è l’alba!
Cuore, rammenti di Olgia, la perduta?
Quando la dominavi in fin dall’alto!
E la tua valle in un campo si muta:
ve’! la pianura, il grano e il riso e il malto.
Ma lassù, cuore, cos’hai abbandonato?
Cuore, rimembra le placide sere,
la dolce chiesa, i salmi e le preghiere.
Eppur non basta; s’infuria il tuo Fato!
Cuore, a quest’Alpe lasciasti un pensiero,
la fiamma che si spense sopra un cero.
Tu dimenticasti te stesso e il Signore!
Oh cuore, oh tu Alpe, oh singulto d’Amore! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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