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Disdicevole notte,
perché mai i peccati dei sofferenti oppressori
mancasti di espiar?
Non meritasti pietà di chi perìa d’amore,
quando ella, ammirevole maestra,
si aggirava con fare mesto
presso le aride pendici montuose.
In quella gelida rupe riparo ottenne,
onde il sempiterno Ade la accolse egregiamente.
La sua nobile isola la guardò indispettita:
consapevole, rammaricata, oltraggiata
pel grave danno recatole in segno.
Il sinuoso corpo di ella barcollò nell’oblio,
inumidito dalla inconsueta pioggia,
quando peso smise di trovar sostegno
lungo la voragine che avea rinvigorito
col suo stesso amabile ingegno.
Perché giovane alba non donasti riparo
alla tormentata Saffo,
e non protendesti le tue mani
al pari di una soffice nube del candido ciel?
Non fu amore pel giovine Faone,
né qualsivoglia ancestrale poeta,
o invidia pe’ la dionisiaca Afrodite.
Ella bramava,
avea desiderio di ciò che non potea amare,
e fu, certamente, codesto disio
a recarle una tale immensità di dolore! | |
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