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Delicata profusione che nascesti indisturbata
tra i selvaggi sussurri della penisola balcanica,
madre natura ti donò il bianco della purezza
dove il sovrano e casto desiderio regna.
Mi sembra di conoscerti da sempre
insignito stemma di Firenze,
possiedi il sacro silenzio del sagrato di una chiesa
dove San Giuseppe immobile sta in attesa
di trasformare il suo bastone in una candida distesa
dal mistico significato del tuo potere innato.
La tua simil forma venne dolcemente scambiata
per il famoso iris da anni
già adagiato
sul fiorentino selciato
curvato da colline deliziate
da quel tuo sosia
che di sostituirti era incapace.
La tua immacolata visione
fa dei petali
straordinaria menzione
assomigliando alla magica trombetta
che in paradiso è suonata dagli angeli
in maniera diletta.
Tu giglio, che sei caduto dall’Olimpo
non hai avuto fretta di comparire,
ma te ne sei rimasto nascosto
per nascere in un momento
in cui nessuno ti avrebbe cercato,
ma solo dopo ti avrebbe venerato.
Fuoriuscisti silenzioso dal divino seno di Giunone
per far del figlio Ercole un mitico campione:
goccia del latte degli dei
diventasti l’assoluzione del peccato,
perché solo la lieve integrità
di una carezza hai donato. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Commenti di altri autori:
«versi melodiosi e gradevolissimi che si leggono con piacere... Poesia ben scritta»
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