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Acutangolo, ottusangolo,
è il lato del triangolo,
ricordo, suggerivi un po’ così.
Quando mi avvicinavo,
e alla lavagna poi scrivevo,
sentivo il tuo sorriso essere lì.
Poi medie elementari,
tra sogni semiseri,
ero anche io che suggerivo a te.
Tra storia, geografia,
bei voti in geometria,
m’ innamorai anch’io così di te.
Dicevo il tempo vola,
e finirà la scuola,
vedrai sarò più grande di così.
Davanti a mio zio prete,
con giacche prese a rate,
noi ci diremo allora il nostro si,
Ma venne un dì la guerra,
a sbatterci per terra,
io ti lasciai così in grazia di Dio.
Mi ritrovai soldato,
su un treno arrugginito,
la storia allora la scrivevo anch’io.
E quando fui tornato,
non ti ho più ritrovato,
chissà dov’eri andata e dove sei.
Se ti sei poi sposata,
sei forse innamorata,
e poi chissà se ancora ora ci sei.
I sogni dei ragazzi,
non hanno il cuore in pezzi,
e brucian quel che viene e quel che va.
Si credono immortali,
si schiudono le ali,
si strappano le stelle a quell’età.
La vita è un’emozione,
che dura una stagione,
e poi schiude le vele alla marea.
Si ride per un giorno,
poi vien nuovo l’inverno,
neanche lascia il tempo di un’idea.
Ci si ritrova vecchi,
col cuore ancor tra i banchi,
si piange sempre per la nostalgia.
Acutangolo, ottusangolo,
è il lato del triangolo,
non mi frega più niente come sia.
Ognuno ha la sua storia,
di lacrime o di gloria,
ognuno porta in scena quel che è.
Portai, io la mia vita,
ma adesso che è finita,
mi accorgo che nemmeno fu un granchè.
Però ne vado fiero,
perché quel mio sentiero,
non ha mai abbandonato l’alta via.
E questa mia esistenza,
di premio o penitenza,
in fondo bella o brutta è stata mia. |
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