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| Mi prestò l’oro il giorno
e il mio sentiero s’illuminò
allo sguardo nel profumo
che si spandeva nell’aria
dal giardino di petali fiorito
rosa e vermiglio.
Il mio amore divenne etereo
pensiero, fragranza intensa
che saliva il petto respirando
ed avvolgeva i capelli
nel capriccio del vento,
una carezza delle tue mani
grandi mai sfiorate
del tuo respiro mai attraversato.
Furono attimi le ore ebbre
nella mente, eterne le ore
in attimi di pena per l’attesa
silenziosa forse vana
- la mente tesse a volte
una strana trama –
Rosa una nuvola nel cielo
mi fu compagna sul capo senza peso
fantasticando sulle tue parole
ti tesi un filo nel vuoto ed eri tu
fermo, all’altro estremo.
Ti pensai nudo sul divano,
tra fiori di lavanda e le ginestre fuori,
che sognavi il cielo dei miei occhi
per volare, e fu astratto in quell’attimo
soltanto, l’arcobaleno dopo il temporale.
Verde fu il prato colmo dell’orgasmo
di mille papaveri maturi
dove si confusero i vestiti
svelati dal chiarore della luna.
Azzurro il lido che m’indicasti in sogno
ed un giaciglio di petali e di foglie
nido d’amore e di leziose voglie
che al tocco ci lambirono le dita.
Fu tripudio di gemiti e gorgheggi
ardenti bocche e tra i rami i pettirossi
il suono melodico dell’anima
sullo stridere sordo del dolore.
Ho finito i colori e quest’attesa
è una vergine tela che non muta,
dall’alba all’imbrunire più non muta,
ma nella notte lievita e fermenta
cambia il suo nome e il suo tormento
grida, e in quel tormento l’anima mia muore |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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