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«E noi con l'antica abitudine di dare un nome alle cose e continuare a chiamarle anche se si sono perse. Quando basterebbe sentire il peso di ogni assenza, spartirne il peso, tutti... di ciò che forzatamente abdica. e si perde.» |
Inserita il 05/06/2016 |
Serpeggia ancora la lucertola sul muretto
e sopravvive all’autoamputazione dileguandosi,
fedele al movimento che da sempre conosce.
Serpeggia, verde errore, sul grigio cemento,
senza ristoro d’ombra e senza riparo alla paura,
orfana della pietra millenaria.
Manca il respiro della pietra che in silenzio parla
e sa farsi cava e rifugio.
Non sarà così diverso il tempo di domani,
sarà sempre coincidente nell’alternanza di due soli.
E saranno sempre le stesse le attese,
nel susseguirsi di stagioni.
Gli stessi i silenzi
nel dialogo di ogni fecondo mutamento.
E noi con l’antica abitudine di dare un nome alle cose
e continuare a chiamarle anche se si sono perse.
Quando basterebbe sentire il peso di ogni assenza,
spartirne il peso, tutti...
di ciò che forzatamente abdica e si perde.
Siamo noi lucertole senza riparo d’ombra
senza feritoie per la paura.
Sull’intenzione di cemento
si sconquassa il senso di ogni destinazione,
dell’arrendevolezza,
della muta aderenza alla consegna di pietre trascorse.
E noi sempre più incerti su questa terra smossa,
incapaci di scovare l’imperfezione della pietra
che rimandi il precipizio.
Noi, tutti più fragili
a rinominare ciò che il tempo ci toglie
e fingerci risarciti. |
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Anna62 |
25/05/2015 00:00 | 1753 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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