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Spegnete le luci, per favore.
Basta! Non perdete più tempo,
non arrovellate la vostra mente,
Il battito del cuore non più sento.
Non voglio capire più niente.
Sono sdraiato sull'asfalto rovente
tra nuvole di polvere e polvere esplosa,
sono sdraiato e non mi scorre il sangue
per quella voragine sull'autostrada.
Basta! Il tempo è trascorso, calate le tende
chiudete il palcoscenico
restituite a quelle madri i loro figli.
Il boato è voragine senza fine,
la voragine dell'anima nostra,
una continua deflagrazione.
Sull'asfalto come altra battaglia
altri eroi, altre cellule, altri cuori
disintegrati dalla barbara esecuzione,
olocausti sull'ara della legalità
cristi martoriati sputati crocifissi
disintegrati mescolati alla polvere quotidiana.
Dateci il giorno e la notte
la gloria e la speranza
restituite la Pasqua della resurrezione
a questa terra di ficodindia,
a questa terra che beve sangue
e s'ingrassa delle ipocrisie, dei misteri, dei lutti.
Dateci il vento
e quelle chiome d'ulivo saraceni
il profumo della zagara
e tutto quello che è squarcio
sia colmato dalla speranza
che un vento di libertà
possa scuotere le spine dai ficodindia
e rosseggiare nei frutti del mandarino
al suono delle cetre dei poeti
che raccontano ai cantastorie la vicenda siciliana
e la tramanderanno ai figli dei figli
ai figli dei figli dei figli.
Saranno muti senza parole
per questa tragedia
nei teatri greci del cuore italiano. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«In memoria del 23 maggio 1992» |
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