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«A proposito della domanda fatta, in un commento, da un sincero autore ("Ma non è descrittiva e prosastica questa composizione? ") , con piacere espongo il mio punto di vista. E' una poesia, perché le quartine sono formate da corretti endecasillabi (con l'accento principale sulla sesta sillaba), anche se senza rime. Ad un esame superficiale, l'assenza di rime può fare scambiare la poesia per una prosa messa artificialmente in versi, anche perché (fortunatamente!) non sono dovuto ricorrere a forzature linguistiche evidenti. Ma non è così: leggendola attentamente, si percepisce il ritmo poetico, dovuto al metro e alla cadenza. Anche Cesare Pavese, nato poeta prima di diventare traduttore e romanziere, scrisse molte sue poesie in modo simile (si vedano, ad esempio, i versi di tredici sillabe di "Tolleranza": "Piove senza rumore sul prato del mare. / Per le luride strade non passa nessuno. / E' discesa dal treno una femmina sola: / tra il cappotto si è vista la chiara sottana / e le gambe sparir nella porta annerita. (...) ") , portando poi spesso con sé, nei suoi romanzi, questo modo particolare di esprimersi (è stato notato dai critici che soprattutto l'ultimo suo romanzo, "La luna e i falò", è pieno di prosa poetica; si notino, ad esempio, tre perfetti decasillabi in un passo del capitolo XXIV: "Irene soprattutto era calma, così alta, vestita di bianco, e con nessuno s'irritava mai") .» |
Inserita il 20/08/2015 |
Percorse tante strade Bobi Bazlen,
in lungo e in largo, sempre alla ricerca
di nuovi libri che emozioni forti
potesser dare a mente sua curiosa.
Fu così che scoprì degli scrittori
e dei poeti forse destinati
alla dimenticanza oppure, peggio,
a non essere mai riconosciuti.
Non fummo Bobi Bazlen un po’ tutti,
quando, vagando a caccia di bellezze
femminili, alcune ne trovammo,
rendendole invidiate ed appetite?
E non furono Bobi i viaggiatori
del Settecento, oppur dell’Ottocento,
che esaltarono luoghi fino a allora
conosciuti soltanto dai locali?
Un artista, una donna od un paese
non possono da soli valutarsi:
bisogno sempre hanno di qualcuno
capace di capirli e di vantarli. |
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«Roberto (Bobi) Bazlen, cosmopolita e giramondo, fu scopritore di talenti letterari. Godeva nel mettersi alla ricerca di geni ancora (semi) sconosciuti, e non pubblicò mai nessun suo scritto. Fra le sue amicizie, eccellente fu quella con Eugenio Montale: "Nell’inverno ‘23 - ‘24 venne a trovarlo a Genova Roberto (Bobi) Bazlen, triestino di alto ingegno e di vivissima cultura che per primo gli parlò di Svevo e della cultura mitteleuropea. Si vedevano ogni giorno in un caffè sotterraneo presso il Carlo Felice" (G . Manacorda, "Montale", ed. "La Nuova Italia", Firenze, 1969, pag. 110) .» |
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