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Ora cavalchi in sella alla memoria
nei salti e nel cielo di chi piange il tuo sorriso,
figlio di un granito indifferente e crudo
travolto anzitempo in un sordo rancore.
Corrono nel buio nascosti nell'anima più sola
dentro la macchia che ingigantisce la paura,
come cani randagi braccati dalla notte,
e negli occhi la viltà di un ultimo ricatto.
Nessun perdono può spalancare il cielo
sul sangue caldo di un angelo stupito,
nelle sue mani piegate sulle pietre di una strada
come a chiedere ancora un perché.
In un mattino solito si è oscurato il cuore,
nel tuo destino l'improvviso presagio,
dalle mani travisate di un pensiero belluino
dinanzi ai tuoi occhi sgranati di stupore.
traduzione
CHE NE PERDONU
Commo a brillias sortas ses in sar mentes,
in sor sartos e in su chelu, in s'istima e sa zente,
fizzu e custa terra chi es che bridica mala,
ticc'an piccau che ne abbizzu unu manzanu.
Banduleris chin ocros viles misèros chenza coro,
cubaos che puppa isticchìa dae sa luna,
che canes arestes bintos dae sa gana
in cherta e azzudu in lacanas tancadas.
Non b'a perdonu chi bos apperja su chelu
pro su samber caente de un'anzelu innossente,
galu istringhende su vrittu e s'impredau
pedinde che ne prantu unu proitte.
In custu manzanu t'an iffrittau su coro
in custa sorte chi non t'aias chircau,
tentu e repente dae viles mortores,
che ne carotta in ocros de ispramu. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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