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«Il riferimento a Filomene e Bauci, personaggi di una leggenda della mitologia greca, scritta da Ovidio, altro non è che il mio modo di parlare della fine di un amore. Nella leggenda, Filomene e Bauci chiesero agli dei di poter morire insieme perché nessuno dei due avrebbe voluto vedere morire l'altro. Se non è amore questo! Gli dei fecere molto di più: dopo la loro morte che avvenne nel medisimo momento li trasformo in due alberi uniti da uno stesso tronco: una quercia ed un tiglio. Cos'è dunque la fine di un amore se non il venirsi meno? A ciascuno le proprie considerazioni io le mie.» |
Inserita il 26/08/2016 |
Inventario di supellettili,
inezie e inutili minuzie,
resoconto di mal spesi giorni.
Ring di pareti diventate strette
e colpi bassi,
per non lasciare segni.
Miglia di sonno, ormai,
li separano,
ore senza batticuore,
giorni che non hanno più avventure,
occhi senza più paesaggi...
E ciò che resta
è un credo d'ombre.
Ore a domandarsi
se mai si siano conosciuti,
mentre valicano dune di rimpianti,
per tutta la sabbia sparsa,
scivolata dalle mani.
Filemone non trova più,nel cuore,
il tiglio in fiore.
Disseccato ruscello
abbevera l'arsura,
stronca la secca foglia
la linfa d'amore.
Cova Bauci, nel vuoto tronco,
il suo rancore,
glabra di aromi .
Fugge dove l'ora non batte,
dove il tempo non cancella
il maggio in fiore,
ma basta solo al ricordo
il suo fuggire.
Basta un'ora vuota soltanto
a decretare la fine
di un amore.
Quando il silenzio di una stanza
chiude il chiostro ai canti,
la musica si dilegua
e più non torna.
Nei vortici di pietre:
macerie di giorni,
pasce il lichene le fessure,
ma si è perduto il sole. |
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Anna62 |
01/05/2015 16:33 | 2576 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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