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| Col più feroce tormento
Dio, mi ripaghi,
me che l’arte amai e l’amore
me che mai anima alcuna offesi,
d’equilibrio e moralità esempio puro
sincera nell’ossequiare il tuo altare,
umile nell’innalzarti preghiera
Con che moneta dunque
ripaghi la mia onestà, Signore
offrii diademi alla Vergine santa
e la mia voce intonai al canto,
diedi splendore agli astri in cielo,
ora il pianto è nei miei occhi spenti
nell’ora del martirio, il pianto
Vissi d’arte, vissi d’amore, ed ora
m’inchiodi al più feroce tormento |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Vissi d'arte è un'aria per soprano del secondo atto dell'opera Tosca di Giacomo Puccini e rappresenta una parentesi di riflessione intima in cui la protagonista del dramma pucciniano, incredula dinnanzi alla propria sventurata storia d'amore, si rivolge direttamente a Dio, con un tono supplichevole, che nasconde anche una nota di rimprovero, poiché, essendosi dedicata per tutta la vita all’arte a all’affetto umano, ora non può accettare di essere ripagata col tormento più feroce.» |
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