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«Attorno ai vent'anni di età rimasi affascinato dal clima della Repubblica di Weimar ascoltando alcune canzoni di Brecht e Weill, quando comprai, quasi per caso, un paio di " 33 giri " in cui esse erano cantate in italiano da Laura Betti. Sono stato sempre piuttosto anticonformista (anche se soltanto in teoria), e non mi piaceva condividere i gusti musicali della maggior parte dei miei coetanei, appassionati della musica rock di origine anglo- americana (le ragazze, poi, erano quasi tutte innamorate pazze dei "Beatles" ...) ; cercavo qualcosa al tempo stesso di più classico e di più realistico, e lo trovai in quelle musiche e in quei testi, dei quali posso riportare, come esempio, una parte della "Ballata della schiavitù sessuale": "Non è di certo un tipo tra i più belli: / è un macellaio e gli altri son vitelli; / è un brutto porco e solo al male crede: / s'impone a tutti, ma alle donne cede. / (...) / Ci sono uomini che vedon gli altri / restar legati a un pezzo di sottana: / costoro giurano d'essere scaltri, / ma sono fatti della stessa lana. / Del sesso è la grande schiavitù: / lo voglia o no, ci devi stare tu! "» |
Inserita il 24/07/2015 |
"Man lebt ja
so kurze Zeit
und ist
so lange tot":
si cantava così nei cabaret
berlinesi per tutti gli anni Venti;
la vita di persone e di parole
si rivelava per entrambe breve,
ed allora valeva, in fin dei conti,
approfittar dell’attimo fuggente,
come già il gran Lorenzo proponeva
nella Firenze del Rinascimento.
Mostrava la Germania nuova faccia,
irriverente, ironica, creativa,
e senza impedimenti si viveva
un’altra Belle Epoque, solo più misera
e più cruda di quella di Parigi.
Adorno, Gropius, Brecht, e Rilke, e Weill,
e Benjamin, e Grosz, e Mann aprivano
le menti a genti che fino ad allora
erano state a lungo sottomesse.
Mezzo milione e più d’Ebrei salivano
ogni scala sociale, preparando
per il futuro florida rinascita,
dopo guerra crudele e rovinosa.
Ci sarebbe voluto un po’ di tempo
per ben risollevare la Germania,
per trasformarla in un’immensa Olanda,
per porla, nella pace, all’avanguardia
di tutto il mondo, con vivaci idee.
(E forse, se la crisi americana
del Ventinove non avesse inferto
quel colpo tanto grave alle finanze
già deboli del popolo sconfitto,
quell’atroce futuro dittatore
psicolabile alquanto ostacolato
sarebbe stato, spinto a andare in cura
a Vienna, presso un certo dottor Freud.) |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«L’idea di scrivere questa poesia in endecasillabi sciolti mi è venuta leggendo "Storia dell’Olocausto", di Klaus P . Fischer, ed. Newton Compton, 2015. E’ illuminante, per la comprensione della Repubblica di Weimar, soprattutto il capitolo 5, "Tedeschi ed Ebrei nel periodo di Weimar", in cui, a pag. 180, ho trovato le parole della canzoncina che riporto all’inizio della poesia ("Si vive tanto poco e si è morti tanto a lungo"), parole che mi ricordano quelle famosissime del "Trionfo di Bacco e di Arianna" di Lorenzo il Magnifico ("Quant’è bella giovinezza... ")» |
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