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Poesia pubblicata nello speciale 'Speciale Pasqua'
C’era una volta una favola vera,
un racconto tra quelli che ti riempiono
al lègger della fine il cuor di lacrime...
Ricordi tu la brezza d’una fiaba
che per la Notte andava, quando tu
perennemente avevi la paüra,
fauci di tenebre immote e furiose?...
Un tintinnio nel petto, sì, un solletico
breve sussulto d’una gioia inaudita,
e tu ridevi, e tu piangevi, e tu
eri la Stella padrona del Fato.
C’era una volta un Uomo che ti prese
come una madre tra le dolci braccia,
ninna nanna per te, un flebile suono
che coprì le percosse e l’empio sputo,
l’incùdin ferrea degli azzimi chiodi,
alle spalle ti pose, perché tu
non ricevessi nulla di quel Male,
aprì le mani per squarciarti il velo
del Tempio del tuo cuore, culto eterno;
e morì, e ti inondò di Vita immensa...
E tu, tu ne piangevi, sì, perché
era arrivata la fine festosa
della favola letta al vespro occulto,
gaudio indelebile e pio e immacolato.
C’era una volta un Morto; e si svegliò
nel sepolcro d’un sogno che è più vero
del Sole che si brilla, vero come
quello che senti, che provi, che esprimi,
come un «T’amo!» schioccato dalle labbra
d’un bacio che ghermì l’attimo fuggente,
irripetibile... e insognabile,
perfettamente ùnico, stupendo,
giorno senz’alba, una Notte di luce,
la freschezza dei monti all’albeggiare.
Volto a volto, e un timido e bel guardarsi!
Guardati! Sei l’immagine di Lui,
lo specchio del Dio vivente ed eterno,
l’occhio simile al suo, i capelli, il mento,
un giovane per sempre. Guarda! Tu
sei il suo conforto, il ginocchio che piègasi
a baciare il perdono... afferri la Vita!
Non arrossire, ascolta: il suo labbro
vola un mellifluo baciare, un abbraccio,
rondine lieta per i cieli in festa;
e nel tuo sguardo ameno riconosco
nel naufragio dei sensi, somma gioia,
l’impronta ch’è infinita, eternamente,
l’impronta della Vita, in un Ocèäno...
palpita!
Tu grida!
Tu giubila!... Esulta!...
...In un Ocèäno... in un Ocèäno, d’Amore!
Va’; e annunzia alle genti che è risorto,
vinse la Morte, i peccati e il Demonio,
Cristo Signore, un fiammeggiar del Cielo.
L’ho visto... l’hai veduto! Nel madore
dei veli nuziäli della grande
Sposa che esulta nel cantico immane,
il suo volto al mio volto, al suo il tuo viso,
il mio sguardo al tuo sguardo, un fiammeggiare
di occhi perpetui che qui si ripetono
nei silenzi dei canti eccelsi e santi,
e siamo fusi in Lui al volo dell’incenso
È Notte! Ho raccontato questa favola
al tuo sonno pesante, al cuore tuo.
Chiudi gli occhi! E n’annunzia ai sogni: «È risorto!».
Domani ti risveglierai e sarai felice:
non più lacrime, non guerra,
tramutata in letizia la doglianza,
trasfigurato in miele ogni soffrire.
No!...
Non è un sogno: è la Potenza dell’Amore!
Gloria a Te, oh Padre, e al Figliuolo e al Santo Spirito,
ora e per sempre, e nei secoli dei secoli.
Amen |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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